Prestare assistenza ai disabili: il caso limite del vicentino

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È stato reso pubblico qualche settimana fa lo scandalo che ha visto due docenti di una scuola media del vicentino insultare e maltrattare un ragazzo autistico durante le lezioni di sostegno. Michele, 15 anni, adolescente e disabile ha subito percosse e umiliazioni dalle sue maestre di sostegno per almeno sei mesi consecutivi, senza reagire e denunciare i soprusi. Maria Pia Piron e Oriana Montesin (una di queste sarebbe anche assistente sociale di una cooperativa che lavora per l’Usl), professoresse e insegnanti di sostegno, sono state arrestate dopo che i militari hanno scoperto il loro modo di fare assistenza sociale: urla, parolacce, schiaffi, violenza fisica e cattiveria pura scaricate addosso a un adolescente che, come tutti i ragazzi, cerca solo attenzione, affetto, comprensione e rassicurazione dal mondo adulto.

Ancora un volta la scuola diventa palcoscenico di una storia degradante che testimonia l’inefficienza e l’ignoranza di personale inadatto a svolgere il delicato compito dell’educatore. Storie come queste sono all’ordine del giorno per moltissimi istituti italiani, tante vengono messe a tacere, altrettante non escono mai dai muri delle scuole, la maggior parte semplicemente non fa abbastanza notizia per essere raccontata dai giornali. La vicenda di Michele non è unica nel suo genere, nonostante sfiori i confini della realtà e sembri uscire da un passato lontano.

Non riportiamo i dettagli a dir poco vergognosi dell’infelice esperienza di Michele, per approfondire l’accaduto è possibile leggere la testimonianza direttamente nel corriere del veneto cliccando qui.

Cerchiamo invece di rassicurare le famiglie dei ragazzi con disabilità che si preparano ad affrontare il mondo scolastico o stanno già vivendo tra i banchi: gli assistenti sociali e gli operatori professionali che prestano assistenza ai disabili non sono così; quel che muove i professionisti del sociale a studiare e specializzarsi per aiutare ragazzi, adulti e bambini sono prima di tutto la passione e il desiderio di rendere bella, gradevole e felice la vita degli altri.

Diventare operatore sociale implica non solo un determinato percorso professionale, ma anche vere e proprie scelte di vita. L’assistente sociale vive le sue responsabilità quotidiane come delle missioni guidate da vocazioni precise, sentite e profonde che non permetterebbero mai atti di violenza.

Incoraggiamo chi sta vivendo esperienze di disagio a causa di persone impreparate ad alzare la voce e a farsi sentire, a pretendere sempre e solo aiuti competenti, aggiornati e sensibili. Perché per aiutare chi ha bisogno di assistenza non basta studiare e superare esami, bisogna saper comprendere, rassicurare, donare affetto, vicinanza, accoglienza e calore.

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