Per molte persone, il primo contatto con un counselor avviene tramite email. A volte, il rapporto epistolare non si ferma e arricchisce le riflessioni individuali.
Nonostante siano chiacchierati e criticati, i mezzi digitali, a volte, possono rivelarsi terapeutici e ottimi alleati del benessere. Anche quando si parla di counseling, l’approccio tecnologico non è da escludere o da demonizzare, soprattutto se le attività di ascolto si rivolgono ai giovani. Il primo contatto, spesso e volentieri, avviene attraverso il testo di un’email, che permette di scavalcare imbarazzi e spiegare anche le situazioni più complesse.
Con l’avanzare degli incontri, il processo di meditazione individuale continua e, se il rapporto tra counselor e paziente funziona, tende a diventare sempre più proficuo. Proprio nei momenti di autocritica personale, scrivere in un’email pensieri e sensazioni può diventare un ottimo esercizio per chi si trova a ragionare su se stesso e una grande fonte di rivelazioni per il counselor-lettore.
A testimoniarlo numerosi studi e, anche se di qualche anno fa, il progetto “3 email. Confronto in simulazione sul counseling online”. Psycommunity, un gruppo di psicologi e psicoterapeuti interessati all’applicazione della propria attività on line, ha studiato il caso di una richiesta di aiuto inoltrata tramite email. A partire da questo primo contatto, ha sviluppato una serie di risposte elaborate in modo diverso in base all’orientamento di ogni professionista counselor, psicologo o psicoterapeuta.
Il documento offre degli ottimi spunti di riflessione e può essere scaricato gratuitamente qui.
Pubblicato il 15/10/2012