Il risultato scolastico dei giovani è sottoposto, spesso, a richieste pressanti di performance e competitività. Da una parte le famiglie riversano sul percorso scolastico dei figli numerose aspettative, dall’altra il mondo del lavoro richiede apprendimenti sempre più qualificati.
Di fronte all’insuccesso scolastico e alle difficoltà di apprendimento, spesso si innescano meccanismi di mancanza di fiducia in se stessi. L’autostima ha bisogno di conferme, autovalutazioni corrette, di sviluppo della propria progettualità, di ricerca di autonomia e di autoriconoscimento. Spesso, invece, un alunno in difficoltà scolastica sperimenta la situazione contraria. In questi casi emergono disorientamento, malessere e conflitto che si esprimono nel disagio, di volta in volta, degli studenti, del corpo docente, ma anche dei genitori.
Da un punto di vista emotivo, durante le verifiche, gli esami e il tempo di lavoro scolastico, il ragazzo vive uno stato di malessere che può essere accompagnato da apprensione, paura, nervosismo, attesa ansiosa. L’emotività negativa limita le capacità di ascolto, di concentrazione e di osservazione, quando invece queste competenze sarebbero utilissime, soprattutto quando si è in difficoltà.
L’intervento di un Counselor può facilitare un processo in cui il ragazzo ritrova progressivamente il contatto con le proprie risorse, per fare fronte alle richieste del mondo scolastico.
Uno degli strumenti fondamentali nel primo approccio con il cliente-studente è una micro intervista condotta secondo il modello della maieutica (arte di fare domande). Alcune semplici domande possono aprire a una nuova percezione del disagio. Si tratta di stimoli utili a favorire l’apertura, per uscire dalla dinamica bloccante di errori, fallimenti e colpevolizzazioni, per cominciare un processo in cui riconoscere il proprio valore e sentirsi adeguati-capaci, sapendo riconoscere progressi, qualità e successi.
Per fare un esempio, le domande possono essere le seguenti.
1) In quali momenti scolastici avverti maggiormente il disagio?
2) C’è qualche segnale che precede la manifestazione di questo disagio?
In una prima fase si aiuta lo studente a osservare il problema in maniera diversa, si crea un “ponte” per passare dalla situazione di disagio conosciuta, spesso data per acquisita e non modificabile, verso una maggiore consapevolezza di quando, dove e come si sviluppa il disagio. Si tratta, in sostanza, di osservare la situazione rendendo il problema chiaro e circoscritto.
Il secondo passo è quello di orientare l’attenzione del cliente verso eventi in cui ha sperimentato benessere.
Domande utili potrebbero essere:
1) Hai mai osservato se ci sono momenti in cui ti senti a tuo agio in classe? Se sì quali sono?
2) Quali sono le sensazioni positive che provi in quella situazione?
Anche piccoli momenti di agio e benessere possono costituire la base per cominciare un processo di maggiore fiducia in se stessi da cui partire per potersi mettere in relazione efficace con insegnanti, compagni e genitori.
Il lavoro del Counselor è di costruire intorno allo studente una rete di possibilità nuove, aiutarlo a ricordare le proprie possibilità di successo, coinvolgendo i diversi soggetti che con lui condividono l’esperienza scolastica.