Dopo due mesi di quarantena, le famiglie delle persone con disabilità chiedono aiuti e assistenza: “abbiamo gestito i nostri cari 24 ore su 24”.
In questi mesi di quarantena le preoccupazioni si sono fatte sentire per tutti e in particolar modo per chi convive con le disabilità. La più che necessaria chiusura e la riduzione dei servizi da parte di cooperative, associazioni, centri diurni e ricreativi ha letteralmente costretto le famiglie dei disabili a mettere in campo tutte le loro forze e possibilità per gestire al meglio i loro cari, 24 ore su 24.


L’assistenza domiciliare, tuttavia, è rimasta attiva, seppur con delle limitazioni, per tutte le persone che non potevano farne a meno e in questo periodo le organizzazioni stanno riprendendo i servizi a pieno regime, seppur con delle regole ben precise –> Scopri come dare assistenza agli anziani al tempo del Covid-19!
La disabilità si fa sentire: ricominciamo in sicurezza
Sono 3,1 milioni le persone con disabilità, nel nostro Paese. Parliamo del 5,2% dell’intera popolazione italiana secondo i dati Istat pubblicati a fine 2019. Ben 430 mila disabili hanno un’età compresa tra gli 0 e i 44 anni, mentre la fascia d’età che più necessita di assistenza va dai 75 anni in su con 1.467 mila anziani disabili.
In questi dati sono comprese disabilità diverse, fisiche o intellettive, come ad esempio autismo, sindrome di Down, cecità o sordità e altre limitazioni sensoriali, difficoltà motorie, ma anche problemi psichici, psicologici e relazionali.


Durante il lungo periodo di isolamento sociale, ulteriori pressioni, difficoltà e alterazioni dell’umore si sono aggiunte alle condizioni già di per sé delicate di chi convive con una o più disabilità. Adesso, il bisogno di ricominciare a contare sui servizi assistenziali diventa ancora più importante, sia per i diretti interessati sia per le loro famiglie.
2 mesi in quarantena: la quotidianità dei disabili
Convivere con una disabilità o gestire una persona disabile richiede molta forza, preparazione, competenza e professionalità. Durante la reclusione, queste responsabilità sono gravate, da un giorno all’altro, sulle spalle delle famiglie e sui disabili stessi a cui è stata chiesta un’autogestione quasi totale, per quanto supportata a distanza o, in alcuni casi più gravi, a domicilio.
Non sono poche le storie delle persone che hanno provato sulla loro pelle le conseguenze psicologiche e fisiche dell’isolamento forzato, con inevitabili peggioramenti o ricadute in condizioni di fragilità emotiva e psicologica.


Privati della loro routine, le persone con disabilità e le loro famiglie hanno dovuto fare i conti con un peso emozionale decisamente importante e un aumento esponenziale del livello di stress.
Ansia, rabbia, sensazione di impotenza e frustrazione sono solo alcune delle emozioni che stanno allarmando i professionisti dell’aiuto alla persona e che, secondo alcuni studi, potranno permanere a lungo anche dopo la totale riapertura dei servizi.