L’arte, un’occasione per incontrare il benessere: ecco come dipingere diventa una vera e propria terapia per i disabili.
Dipingere può rivelarsi una grande occasione di espressione, per tutti. In alcuni casi, come ad esempio in presenza di disabilità, l’arte può diventare anche una vera e propria terapia per l’anima, oltre che uno strumento di comunicazione.
In che senso? Ad esempio, l’arte permette di rivivere alcuni vissuti particolarmente difficili da esprimere a parole e di rielaborarli in chiave visiva, raggirando quindi i meccanismi automatici di difesa della mente umana.
Alcune emozioni complesse – come la paura, la tristezza, l’ansia e la rabbia – possono trovare espressione attraverso l’atto della pittura e «uscire» dalla persona per trovare nuova casa sulla tela, sul foglio, su una superficie al di fuori dall’io, diventando quindi più facilmente affrontabili.


Qualsiasi tipo di attività, quindi, non solo la pittura e l’arte, può rivelarsi una vera e propria terapia per tutti, anche per le persone con disabilità fisica, mentale, sensoriale, motoria o cognitiva –> Scopri come il giardinaggio può rivelarsi terapeutico per persone con disabilità!
Quando la pittura diventa terapeutica
Abbiamo detto che dipingere fa bene all’anima di tutti, ma può diventare anche un vero e proprio strumento terapeutico per alcune persone che convivono con disabilità.
In particolare, la pittura può diventare terapeutica quando:
• la persona è impossibilitata a esprimersi verbalmente
• alcune disabilità sensoriali modificano la classica percezione del mondo
• la disabilità interessa la comunicazione sociale, come nel caso dell’autismo
• la mobilità fisica è ridotta o diversa dalla maggioranza
• la disabilità è mentale e cognitiva
Per fare arte non serve la manualità
Spesso, il timore di avvicinare una persona con poca manualità all’arte nasce proprio dall’idea che un dipinto, un disegno, uno schizzo debbano rispecchiare necessariamente i canoni estetici e visivi del bello, del proporzionato, del realistico.
La vera arte, invece, si discosta totalmente da qualsiasi tipo di archetipo per ridefinire, in ogni singola opera, il concetto stesso di arte. Partendo da questa teoria, tutto può diventare arte, anche uno schizzo apparentemente senza senso agli occhi di chi guarda con superficialità.
«Dipingo i fiori per non farli morire»
(Frida Kahlo)
Non si tratta quindi di incoraggiare le persone con disabilità a diventare dei ritrattisti provetti, piuttosto di aiutarli a esprimere la loro interiorità e a sviluppare la loro personalità attraverso l’arte.
L’arte come pretesto per meditare
C’è chi dipinge solo con la musica a tutto volume, chi invece pretende assoluto silenzio e chi, addirittura, ha bisogno di isolarsi quasi completamente dal resto del mondo.
Ma c’è una cosa comune in tutti questi approcci: il momento in cui ci si appresta a realizzare qualsiasi dipinto, l’artista viene letteralmente trasportato all’interno di una dimensione interiore, unica e personale, che favorisce la riflessione e la meditazione.


L’atto comunicativo (ad esempio un dipinto) che deriva da tutto ciò è solo la conclusione di uno o più momenti in cui l’artista contempla se stesso, gli altri, la vita che lo circonda ed esprime, attraverso forme e colori, il suo incredibile mondo interiore.