Come si svolge la relazione d’aiuto nelle attività di counseling.
L’espressione “relazione d’aiuto” indica una serie di attività volte ad accompagnare le persone in momenti particolarmente complessi e delicati della loro vita. Nell’ambito del counseling, la relazione d’aiuto che si stabilisce tra counselor e cliente si concentra sul superamento di una condizione infelice e sulla valorizzazione delle capacità individuali.
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In sostanza, la relazione d’aiuto avviene tra una persona che prova sofferenza o confusione per una situazione che sta vivendo e un professionista con competenze specifiche adatte a risolvere problemi, incoraggiare soluzioni e avviare una maturazione o una chiarificazione nel suo cliente. Questa maturazione avviene proprio nel momento in cui tra counselor e cliente si stabilisce una relazione d’aiuto concreto.
La relazione d’aiuto può esprimersi in diverse forme, come ad esempio nell’ascoltare, nel promuovere, nell’informare e nel suggerire percorsi diversi per risolvere delle criticità. Tuttavia, le attività del counseling e della relazione d’aiuto non forniscono in modo esplicito le soluzioni per stare meglio, per superare degli ostacoli o per essere felici; aiutano piuttosto le persone a ritrovarsi e a prendere da sole le decisioni necessarie e le responsabilità che ne derivano per attivare dei cambiamenti positivi nella loro vita.
Il counseling e la relazione d’aiuto, quindi, si basano sul presupposto che ogni persona ha le risorse necessarie per auto-aiutarsi e infatti (secondo l’impostazione di Rogers) il counselor evita di dare consigli, di rassicurare e di esprimere giudizi morali. Durante i colloqui di aiuto classico, invece, il counselor si pone in una condizione di “specchio” nei confronti del cliente, rimandandogli pensieri ed emozioni inespresse che possono aiutarlo a focalizzare meglio la sua situazione attuale.