Ecco quali sono le 5 caratteristiche personali di un Mental Coach: dalla capacità di ascoltare in modo attivo alla predisposizione ad accogliere l’altro incondizionatamente.
Il Mental Coach, una figura sempre più richiesta in tutto il territorio italiano, è prima di tutto una persona con alcune caratteristiche e predisposizioni ben precise. Per qualcuno si tratta di caratteristiche innate e per altri sviluppate nel corso della propria storia personale.


Come per tutti i lavori, anche nell’ambito del Coaching servono interesse e passione. Solo a partire da motivazioni profonde possono crescere e svilupparsi tutte le potenzialità di un buon Mental Coach –> Scopri su quali aspetti lavora il Mental Coach!
Diventare Mental Coach: le caratteristiche personali
Per diventare Mental Coach le caratteristiche personali da sviluppare possono essere davvero infinite. Ne abbiamo individuate 5 che, secondo i nostri esperti e docenti di Coaching, sono assolutamente fondamentali.
1. Ascoltare in modo attivo
Ti è mai capitato di rispondere distrattamente alla domanda «Come stai?» o di chiederlo a tua volta a qualche amico senza realmente ascoltare la loro risposta? L’ascolto attivo prevede, invece, un coinvolgimento e un’attenzione costante. Mentre il Coach ascolta il coachee (il suo cliente) nulla deve essere dato per scontato e nulla deve mai passare in secondo piano rispetto al resto.


Con ascolto attivo si intende anche una modalità di approccio empatico e basato sull’accettazione incondizionata dell’altro.
2. Accogliere incondizionatamente
Non si tratta solo di far sentire il proprio coachee accolto e accettato, a prescindere da qualsiasi cosa dica e da qualsiasi idea condivida. Si tratta di sviluppare dentro se stessi una vera e propria modalità d’essere e di ascoltare che vada al di là di qualsiasi giudizio personale.
Accogliere incondizionatamente significa avere un’apertura mentale e un’empatia tale da saper ascoltare e comprendere chiunque, in qualsiasi situazione, senza mai tirare in ballo i propri princìpi e le proprie convinzioni.
3. Accompagnare ognuno alla propria consapevolezza
L’ascolto attivo e l’accoglienza incondizionata devono inevitabilmente portare il Coach ad accompagnare le persone verso la scoperta delle proprie idee personali. Non esistono consigli, frasi che iniziano con il «secondo me», o qualsiasi tipo di giudizio personale. Certo, la condivisione deve essere parte integrante del rapporto, ma l’approccio deve partire da una volontà maieutica di incoraggiare la persona a guardare dentro di sé per trovare individualmente le proprie consapevolezze.
«Creare consapevolezza e responsabilità è l’essenza di un buon coaching» (John Whitmore)
4. Creare relazioni orizzontali
Tra Coach e coachee il rapporto non deve mai essere concepito come piramidale, con al vertice la figura di riferimento (in questo caso il Coach). Al contrario, il rapporto deve basarsi su un livello orizzontale in cui entrambi si pongono esattamente sullo stesso piano.


In questo modo, il coachee è portato fin da subito a considerarsi pienamente responsabile delle proprie scelte e a cercare in prima persona soluzioni e idee.
5. Dare tempo al tempo
Nell’era dei social network, degli smartphone, delle video-chat che scavalcano i limiti dello spazio e del tempo, saper aspettare è una vera e propria dote. Nel Coaching, i tempi di elaborazione dei cambiamenti o delle consapevolezze dipendono unicamente da ogni persona. Partiamo dal presupposto che ogni persona è diversa da chiunque altro e ci troveremo davanti a mille modalità di elaborazione diverse, con altrettante diverse tempistiche.