Nel corso degli ultimi anni, la famiglia italiana ha subito una metamorfosi che la differenzia radicalmente, per struttura e tipologia, dal modello tradizionale. Oggi il classico schema “padre che lavora, madre a casa ad accudire i figli, magari con l’aiuto dei nonni” non esiste praticamente più. I genitori lavorano entrambi e dei figli si occupano in parte i nonni, in parte le strutture educative e di accoglienza per la prima infanzia.
Ma anche in questa direzione c’è ancora molta strada da fare e, come sempre, il nostro territorio non è tutto uguale, quanto a Welfare.
Secondo una recente indagine Istat sull’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia in riferimento all’anno scolastico 2008-2009, l’Emilia-Romagna è l’unica regione italiana in cui i servizi educativi per la prima infanzia coprono oltre l’80% dei Comuni.
Con l’Emilia-Romagna solo la Valle d’Aosta supera la percentuale del 28% di presa in carico dei bambini fino a 2 anni, dato che supera abbondantemente la media nazionale del 12,7%.
Il sostegno alle famiglie e ai genitori dovrebbe essere il fulcro delle politiche di welfare in un paese che cerchi di bilanciare le esigenze di efficienza e produttività con quelle di una crescita demografica adeguata alle necessità future. Invece, in questo periodo di crisi, tagli spesso indiscriminati rischiano di colpire anche certi servizi considerati erroneamente di non primaria necessità.
Ma non c’è altra scelta; per mantenere un livello di servizio dignitoso ed efficiente la società ha bisogno di un’azione coordinata di tutti gli attori in gioco: governo, istituzioni locali, operatori.