Rispondiamo a una delle domande più frequenti tra le neo-mamme: perché sono triste dopo il parto? Non sempre si tratta di depressione.
Moltissime donne, dopo 9 mesi di gravidanza, si trovano davanti a insicurezze, timori e cambiamenti ormonali che le portano a farsi la fatidica domanda: perché sono triste dopo il parto?
Sembra davvero impossibile l’idea che una neo-mamma non sprizzi gioia da tutti i pori dopo aver messo al mondo il suo bambino eppure accade più spesso di quanto si possa pensare.


Rassicuriamo subito le giovani mamme: non sentitevi in colpa e non preoccupatevi, anche questo momento passerà. La frenesia del momento, i cambiamenti, le novità e la permanenza in ospedale potrebbero, ad esempio, aver scombussolato i ritmi quotidiani facendo sentire di più, dopo il parto, il silenzio e la quiete del periodo di maternità –> Scopri perché molti esperti consigliano di partorire a casa!
Baby Blues o Maternity Blues: perché arriva la malinconia
Gli inglesi lo chiamano «Baby Blues», o «Maternity Blues», mentre noi lo conosciamo con il termine più generico «depressione post-parto» che, tuttavia, identifica principalmente una condizione molto più aggravata e profonda di quanto possano suggerire invece i primi due termini.
Con tutti questi termini ci riferiamo a quel periodo che, a distanza di 3-10 giorni dal parto, fa emergere, in alcune donne, sensazioni di tristezza, disagio interiore, malinconia. Il fenomeno può essere leggero e momentaneo come invece persistente a lungo nel tempo fino a causare crisi di pianto quotidiane.
«Mettere al mondo un bambino è un’esperienza talmente profonda e misteriosa che da sola riesce a dare alle donne una conoscenza sufficiente della verità» (Banana Yoshimoto)
Le cause della depressione post-parto possono essere davvero infinite, tra cui, ad esempio, l’improvviso calo ormonale a cui il corpo deve reagire, l’aumento delle responsabilità, la difficoltà di riposare e la sensazione di vuoto che può provare una donna non sentendo più il suo bambino nel pancione.
Neo-mamme, mamme navigate e papà: nessuno escluso
Il fatto che per questa situazione sia stato coniato un nome ad hoc ci permette di capire quanto sia frequente nelle giovani mamme, ma non solo. Anche se la prima o la seconda gravidanza non hanno dato segni di Baby blues, non è detto che una «mamma navigata» non possa soffrirne.


Anche i papà non sono immuni. Le responsabilità, lo stress, i dubbi più che naturali del momento possono farsi sentire anche dagli uomini e addirittura prima del parto.
Cosa fare per affrontare la depressione post parto
Non esistono formule magiche per superare il Baby Blues, ma qualche piccolo accorgimento sì. Prima di tutto, è importante accettare ciò che si sente e dedicarsi del tempo per ascoltarsi, per curarsi, per concedersi dei momenti dedicati solo a se stessi.
È fondamentale comunicare sinceramente quello che si prova alle persone più care, che sia la famiglia, il compagno o un’amica fidata, e chiedere aiuto al medico di base, al ginecologo oppure, ad esempio, a una figura più esterna, come un counselor, se si tratta di una tristezza temporanea. Nel caso invece di una depressione vera e propria, è bene richiedere un supporto psicologico.
Il counselor, in particolare, può seguire per un periodo limitato la persona che gli chiede aiuto accompagnandola in un percorso di consapevolezza e nella definizione di una strategia per ritrovare il sorriso.