Perché saper ascoltare è un’arte? Due risposte essenziali a questa domanda fondamentale per ogni counselor.
1. perché la relazione d’aiuto è basato sull’ascolto e per ascoltare ci vuole talento
Un counselor si può definire essenzialmente un professionista dell’ascolto. Saper ascoltare il proprio cliente è il talento che ogni vero counselor deve possedere naturalmente.
Ascoltare la persona che si rivolge a noi per avere un accompagnamento – in un momento di cambiamento, crescita o trasformazione – significa saper andare oltre le parole, oltre ciò che la persona riesce a razionalizzare e quindi a verbalizzare: per cogliere anche e soprattutto i non detti, le sfumature. Significa, insomma, ascoltare anche gli sguardi.
2. perché l’ascolto permette l’immedesimazione
Un counselor ha una duplice missione: immedesimarsi nel proprio cliente senza perdere però la capacità di guardare oltre, di avere una visione d’insieme. Deve sviluppare quindi la capacità di essere contemporaneamente dentro e fuori la relazione: per vivere i problemi della persona, senza giudicarla, e insieme rimanere se stesso, capace, grazie al suo punto di vista privilegiato, di far emergere nel proprio cliente le potenzialità e i talenti che aiuteranno quest’ultimo a gestire al meglio la situazione che sta vivendo.
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“Per fare certe cose ci vuole orecchio”, direbbe Enzo Jannacci. Perché l’ascolto non è alla base soltanto della relazione counselor-cliente, ma più in generale di qualsiasi relazione umana. E un professionista della relazione d’aiuto, se adeguatamente formato, riesce in questo ambito a esprimere il meglio di sé, coltivando l’empatia ed evitando il giudizio, per accogliere l’altro nella sua integrità e conquistarne la fiducia.
Non è un caso che i verbi che indicano azioni legate all’ascolto abbiano anche sfumature di significato più ampie: ascoltare permette di “comprendere” le persone, nel duplice senso di decodificare il loro linguaggio e di partecipare alle loro emozioni, a quello che intendono dire “oltre le parole”; e sentire significa sia “udire”, sia percepire, sentire dentro, essere sensibili nei confronti dell’altro. Perché, parafrasando una celebre frase del Piccolo Principe di Saint-Exupery, “si sente bene solo con il cuore”.