Come funziona il sensore respiro per il neonato

Mamma Giovanna ci chiede come funziona il sensore respiro per il neonato.

I lettori ci scrivono
«Buonasera, cerco informazioni su un sensore respiro per il neonato perché mia cognata mi ha consigliato di acquistarne uno. Mi chiedo però se sia veramente utile e come funzioni. Ho visto che ce ne sono di tanti tipi diversi, quale mi consigliate per la mia Desirée di 2 mesi? Ma soprattutto, come dovrei comportarmi in caso mia figlia smettesse di respirare?
Giovanna»

La nostra risposta
Cara Giovanna, 
negli ultimi anni sempre più neo-genitori scelgono di acquistare, soprattutto per il primo figlio, i sensori per il respiro del neonato. Nella maggior parte dei casi, questi dispositivi si presentano come una coppia di baby monitor. A differenza dei monitor classici che trasmettono solo i rumori, i sensori per il respiro sono iper-sensibili e avviano un allarme ai genitori in caso di pericolo di soffocamento.

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Questi apparecchi sono molto gettonati perché fanno sentire i genitori più sicuri, soprattutto quando arriva il momento di concedersi il meritato riposo. Noi consigliamo l’acquisto ai genitori dei bambini nati prematuramente o che hanno subito qualche lieve problema respiratorio durante il parto. In tutti gli altri casi, i sensori per il respiro non sono fondamentali, ma possono comunque rivelarsi dei validi alleati contro lo stress e le preoccupazioni eccessive.

Alcuni dispositivi certificati (come ad esempio Nanny), emettono un allarme acustico e visivo quando:
• il respiro si ferma per più di 20 secondi consecutivi; 
• la frequenza respiratoria è minore degli 8 respiri al minuto.
Oltre a questo tipo di sensori, per dormire sonni tranquilli tutto il giorno consigliamo anche qualche approfondimento di primo soccorso per capire comportarsi in caso di soffocamento (causato ad esempio dal rigurgito) nel neonato.

Vuoi capire meglio come funziona il

sensore respiro per il neonato? Scrivici!