Che cosa fare se un bambino ha un tic nervoso: preoccuparsi o aspettare che passi?
Secondo alcune ricerche, 1 bambino su 100 convive con dei tic nervosi per un periodo limitato della sua vita. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una fase transitoria che si conclude nel giro di pochi anni per tornare a farsi sentire solo sporadicamente, in momenti particolarmente stressanti o difficili.
Sono davvero pochi i bambini, sotto i 7 anni, che arrivano a necessitare di trattamenti farmacologici o psicoterapici per limitare i danni provocati dai tic nervosi. Se un piccolo presenta qualche atteggiamento stereotipato, non è quindi il caso di allarmarsi.


Prima di approfondire l’argomento, va fatta una doverosa premessa: per comprendere veramente come i bambini possono comunicarci i loro disagi, anche attraverso tic nervosi, non basta leggere un articolo online o documentarsi sui libri.
In questi casi, l’efficacia di un Assistente all’Infanzia dipende in gran parte dall’esperienza maturata direttamente sul campo –> Scopri perché è importante fare il tirocinio in un baby parking!
Che cosa sono i tic?
Generalmente, parliamo di tic per identificare movimenti stereotipati o suoni improvvisi ripetuti e incontrollabili.
I tic possono essere
• motori: piccoli movimenti di mani, occhi, spalle, testa, dita, corrugamenti del viso…
• vocali: gridolini, suoni, colpi di tosse, fischi…
• motori articolati: saltare, battere i piedi, toccarsi i capelli, manipolare oggetti…
• vocali articolati: ripetizione di frasi, parole, suoni prolungati, canzoni


I tic nervosi coinvolgono l’apparato neurologico e la struttura psicologica di chi li manifesta. Questo non significa necessariamente che chi presenta un tic nervoso abbia dei problemi particolari, anzi. In alcuni periodi della crescita, ad esempio quando la corteccia motoria deve ancora maturare, i movimenti scomposti e ripetitivi possono addirittura rientrare nella normalità.
Perché compaiono i tic nervosi?
Le cause della comparsa di un tic nervoso nei bambini possono essere davvero infinite. In mancanza di patologie vere e proprie o di problematiche familiari preoccupanti, a volte i tic fanno semplicemente parte della crescita dei piccoli e sono solo la manifestazione di una momentanea incapacità nel controllare movimenti, reazioni ed emozioni.
I bambini più soggetti a manifestare tic sono proprio quelli più controllati, protetti o emotivamente repressi. Analizzando casi diversi, si può osservare che i movimenti associati ai tic nervosi si intensificano proprio quando questi bambini affrontano situazioni di stress (un litigio dei genitori, una ramanzina) o quando le aspettative nei loro confronti aumentano (una recita scolastica, un’interrogazione, un saggio musicale, una partita).


I tic, invece, si attenuano quando i piccoli sono assorti in attività coinvolgenti, come ad esempio il canto, il disegno, la lettura, l’esecuzione di un esercizio sportivo, eccetera.
Mio figlio ha un tic, devo preoccuparmi?
Rispondiamo quindi alla fatidica domanda che strugge la mente di ogni genitore: «Mio figlio ha un tic, devo preoccuparmi?». Per quanto possa servire, cerchiamo di rassicurare dando una sola risposta: in mancanza di patologie accertate, non c’è alcun motivo di preoccuparsi.
Tuttavia, una volta appurata la presenza di un movimento stereotipato, il nostro consiglio è di rivolgersi al pediatra del bambino per concordare insieme a lui una visita specialistica approfondita.
Che cosa fare mentre il bambino ha tic nervosi
È davvero importante evitare il più possibile di preoccuparsi inutilmente, di sottolineare al bambino il suo tic nervoso o di chiedergli di smetterla e di controllarsi. Nel momento in cui il tic si manifesta, cerchiamo piuttosto di spostare l’attenzione del piccolo verso qualche attività coinvolgente, propositiva e interessante.