La frase “anziani alla guida” è sempre troppo spesso associata, almeno nel nostro paese, a pericoli latenti, non-autosufficienza e inferiorità. Sfatiamo una volta per tutte il “mito” dell’anziano pericoloso al volante: non siamo tutti uguali e tanto meno meritiamo di essere classificati, relegati e sottovalutati in base all’età. L’aumento della vita media comporta per forza un incremento degli anziani e, quindi, anche le possibilità di incontrarli alla guida.
Il punto saliente della questione non è se “gli anziani al volante sono un pericolo costante” – anche perché, se diamo credito al detto, gli unici a salvarsi sarebbero gli uomini. Una delle principali cause degli incidenti in cui sono coinvolti gli anziani è la fretta. Troppe volte ci si mette alla guida in ritardo per andare al lavoro, nervosi per un litigio familiare o arrabbiati con un collega dell’ufficio. Incontrare un anziano che, con calma, attenzione e rispetto del codice della strada, va a recuperare il nipotino all’asilo scatena inevitabilmente reazioni pericolose.
All’estero si discute periodicamente dei problemi concreti che gli anziani possono causare in strada e si cercano soluzioni affrontando dibattiti di questo genere:
Mentre in Italia, il risultato più elaborato per la ricerca in questione è il seguente:
In conclusione, agli anziani che si mettono al volante si consigliano un’attenzione elevata e una consapevolezza dei propri limiti al fine di tutelare la propria salute e il benessere degli altri. Ai giovani e agli adulti, invece, ricordiamo di non salire in macchina con i nervi a fior di pelle, ma anche di non generalizzare perché tutti dobbiamo prima o poi fare i conti con la vecchiaia e, arrivati a quel punto, tutti lotteremo per tutelare fino all’ultimo l’autonomia preziosa che ci rende liberi.
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