Si parla spesso di violenza psicologica inferta alle donne negli ambiti familiare, sociale o professionale. In poche occasioni si discute invece della violenza psicologica contro gli anziani. Violenza che, anche se non lascia cicatrici sul fisico, apre ferite profonde nell’animo e nella psiche di chi è più debole e incapace di reagire o di ribellarsi a ricatti, maltrattamenti, stalking.
Con il termine “violenza psicologica” si intendono tutte quelle tattiche vessatorie che logorano l’integrità fisica e mentale di una persona, ne destabilizzano l’autostima o mirano alla manipolazione. La violenza psicologica contro gli anziani può tradursi in minacce, urla ingiustificate, insulti in luoghi privati o pubblici, ricatti materiali o morali, affermazioni dispregiative, comportamenti denigratori, limitazioni della libertà di scelta, imposizione di abbigliamenti particolari, minacce di suicidio e autolesionismo. In alcuni casi la violenza psicologica è causata da una gelosia patologica che può sfociare in controlli maniacali della gestione della vita quotidiana dell’altro, indifferenza alle manifestazioni d’affetto, rimproveri, critiche avvilenti, controllo sulle azioni, sulle parole e sui pensieri della vittima. Altre volte è causata semplicemente dalla fatica, dalla preoccupazione e dal logoramento provocato dal doversi prendere cura giorno dopo giorno di una persona anziana e malata. Qualunque sia la causa, comunque, nessuna violenza psicologica può essere giustificata.
Convivere con la violenza psicologica è un vero e proprio incubo che a poco a poco sgretola la vita delle persone e le rende succubi del giudizio altrui, le trasforma in soggetti insicuri, chiusi e infelici. La persona anziana, inoltre, per paura dettata dalla sua mancanza di autonomia o per oggettive difficoltà fisiche o cognitive è maggiormente esposta a questo rischio.
La violenza psicologica contro gli anziani può essere inferta da familiari, coniugi, assistenti sociali non qualificati o non idonei allo svolgimento di servizi di aiuto alla persona, conoscenti o badanti. Può far insorgere patologie depressive e accompagnarsi a violenze fisiche, maltrattamenti e trascuratezza.
Se stai leggendo questo post perché credi di essere vittima di violenza psicologica o conosci qualcuno che sta vivendo una situazione simile, ti consigliamo di contattare fin da subito il Centro AntiViolenza Donna al numero 1522; i carabinieri al 112; il numero dedicato per l’emergenza all’infanzia 114, il 911 o il tuo medico di famiglia.
Recita così l’art. 572 del Codice Penale: “chiunque […] maltratta una persona della famiglia, o un minore di anni 14, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza e custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”. La pena si aggrava se la violenza sfocia in lesioni fisiche o morte della vittima (art.538, c.p.).
La formulazione del reato è fortunatamente molto generica. Questo permette diverse interpretazioni del concetto di “maltrattamento”. Tra le tante, non si esclude naturalmente la violenza morale e psicologica.