Intervista a Rosy Prezio, assistente disabili
Rosy Prezio ha appena concluso due specializzazioni all’Istituto Cortivo in Assistenza all’Infanzia e ai Disabili. Alla fine del secondo tirocinio, lo staff dell’Associazione Italiana Persone Down (Sezione di Cosenza) le ha chiesto di continuare ufficialmente la collaborazione.
Ciao Rosy, perché hai scelto proprio l’Assistenza all’Infanzia e ai Disabili?
Prima di iscrivermi all’Istituto Cortivo, ho lavorato come volontaria per alcuni anni seguendo dei bambini e una ragazza con Sindrome di Down. Questa esperienza mi ha fatto capire che avevo bisogno di formazione per poter aiutare veramente gli altri.
«Sono stata benissimo all’Istituto Cortivo. Mi ha permesso di conciliare studio e lavoro, di affrontare gli esami nel fine settimana, di studiare con libri e video-lezioni molto completi»
È stato difficile, per te, entrare nel mondo del lavoro?
In realtà no. L’Istituto Cortivo mi ha aiutata tantissimo perché senza il tirocinio in questa struttura convenzionata non sarei mai riuscita ad entrarci. Prima di iniziare l’esperienza osservativo-pratica avevo dei dubbi sulle mie capacità, pensavo di non farcela o di non avere le caratteristiche per poter lavorare con i ragazzi, poi invece l’esperienza è andata bene.
Che cosa significa, per te, il tuo lavoro?
Il mio lavoro è parte di me. Sapere di aiutare qualcuno a migliorare la qualità della sua vita, o a trasformare un handicap in una caratteristica con la quale si può convivere, trasmette davvero moltissime soddisfazioni.
«Per me, il mio lavoro non è un lavoro. Mi alzo consapevole di fare del bene e di stare bene»
Secondo te, quali sono le caratteristiche che bisogna avere chi lavora nel sociale?
Bisogna avere molta pazienza e capacità di osservazione. Nei casi più difficili, intuire le difficoltà non è affatto semplice, per riuscire farlo secondo me bisogna avere delle caratteristiche innate.
Bisogna essere appassionati, spensierati e sinceri perché i bambini e le persone con disabilità capiscono subito quando gli si mente. Infine, la cosa più importante è che bisogna imparare a considerare le disabilità una normalità