Intervista a Claudio Cassio, operatore multiculturale

Claudio Cassio lavora alla Casa Famiglia Il Tetto Casal Fattoria, una realtà che accoglie minori in affido ai servizi sociali di Roma. Dopo una laurea in Scienze Umane con indirizzo antropologico, diverse esperienze in Africa e corsi di specializzazione, ha deciso di iscriversi al corso dell’Istituto Cortivo per diventare Assistente alla Multiculturalità.

Di che cosa ti occupavi prima di iscriverti all’Istituto Cortivo?

Mi sono laureato in scienze umane, in particolare nel ramo antropologico, con studi specifici sul continente africano. Ho fatto diversi viaggi nei campi profughi attraverso progetti di cooperazione e di valorizzazione dell’adolescenza e seguito molti corsi. Tornato a Roma, mi sono accorto che per continuare il mio percorso avevo bisogno di specializzarmi di più e di acquisire altre competenze.

«Prima di frequentare il corso dell’Istituto Cortivo mi sentivo preparato, ma mancava sempre qualcosa alla mia competenza. Questo percorso è stato un incipit in più»

Come mai hai scelto di specializzarti proprio in multiculturalità?

Mi sono sempre sentito interessato alle culture diverse dalla mia, sono una persona che riesce a inserirsi e ad ambientarsi molto bene in situazioni nuove e questo mi permette di entrare in relazione in modo importante con gli altri. Questa capacità non si può imparare, bisogna avercela dentro.

E com’è andato il tuo tirocinio formativo?

È durato 4 mesi, presso la Casa Famiglia Il Tetto Casal Fattoria Onlus. È stata un’esperienza fondamentale perché ha portato in pratica tutto quello che avevo imparato. Prima di allora non ero mai stato a stretto contatto con ragazzi che avevano avuto problemi durante il viaggio verso l’Italia.

Alcuni di loro hanno avuto esperienze nelle carceri libiche, sono stati sequestrati e tenuti in ostaggio, hanno delle storie incredibili alle spalle e io ho cercato di aiutarli il più possibile a dimenticare, anche solo per un momento.

E, alla fine del tirocinio, la stessa struttura ti ha fatto entrare nel team. Com’è andata?

Al quarto mese di tirocinio ero entrato talmente tanto in sintonia con i ragazzi che il Presidente della struttura ha deciso, insieme agli altri soci, di offrirmi un posto all’interno della squadra. Per me è stata la realizzazione di un sogno.

«Sono stato molto fortunato a entrare così velocemente nel mondo del lavoro e proprio nell’ambito del sociale che io amo di più»

Che cosa consiglieresti a chi vuole lavorare nel tuo stesso ambito?

Consiglio di non pensare solo a imparare nozioni e a studiare perché in quest’ambito non è sufficiente sapere. Bisogna prima di tutto lavorare su se stessi. Se vuoi essere un educatore e non ti conosci abbastanza o non stai bene con te stesso, non puoi aiutare veramente gli altri.

 

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