Intervista a Antonella Cursi, assistente disabili

Dopo una settimana dalla fine del tirocinio per diventare Assistente ai disabili, Antonella Cursi è stata ricontattata dall’Hospice Santa Maria delle Grazie (Fondazione Don Gnocchi), a Monza, per portare avanti la collaborazione. Un vero e proprio ingresso flash nel mondo del lavoro.

Ciao Antonella, il tuo tirocinio è stato un vero successo…
È andato davvero molto bene, mi sono impegnata fin da subito e la proposta di assunzione finale lo conferma. In parte mi hanno aiutata le esperienze pregresse di volontariato, prima alla Caritas e poi in una Casa Alloggio, così come il lavoro di Assistente Domiciliare che sto svolgendo tuttora presso una famiglia.

«Uno degli aspetti più importanti del tirocinio? Il confronto con l’equipe di lavoro. Un tassello fondamentale per la mia crescita formativa e professionale»

La mia prima giornata di tirocinio è stata davvero molto particolare perché sono decedute due persone e ho aiutato a prepararle per la camera di commiato. Sono stata subito affiancata a un’OSS che lavorava in struttura da moltissimi anni ed è stata un’opportunità che mi ha permesso di imparare molto bene tutte le procedure di protocollo, ma anche di confermare la mia passione per l’ambito.

Secondo te, l’assistenza ai disabili, in Italia, offre opportunità professionali?
Basandomi sulla mia esperienza, posso dire tranquillamente di sì. Secondo me, in futuro i servizi di assistenza saranno sempre più integrati e domiciliari, a discapito di quelli istituzionalizzati, perché l’assetto del terzo settore sarà innovativo nei servizi alla persona e l’istituzionalizzazione sarà solo per casi con disabilità gravissima.

«Le opportunità professionali non mancano, ma l’assistenza ai disabili deve partire dal cuore, non può essere solo un lavoro»

Pensi che l’Istituto Cortivo ti abbia aiutata a inserirti nel mondo del lavoro?
Assolutamente sì, non ho dubbi. Più volte ho ricevuto conferme della qualità delle competenze che ho appreso durante il corso. Mi è capitato, ad esempio, di soccorrere un paio di persone le quali presentavano sintomi di un disturbo: il colpo di calore e quando sono arrivati gli operatori del pronto soccorso mi hanno ringraziata e si sono complimentati per il lavoro che avevo svolto nell’attesa.

Secondo te, assistenti si nasce o si diventa?
Assistenti si nasce. La formazione è importante per aiutare concretamente le persone nell’acquisire le competenze tecnico-pratiche, ma l’empatia non puoi acquisirla in nessun libro e in nessun corso.

«Senza empatia non può esserci formazione completa nel Sociale. E viceversa»

Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Sto già lavorando per realizzare, nei prossimi mesi, un mio grande sogno: costituire un’associazione insieme ai servizi di assistenza alla disabilità con un approccio solidaristico di volontariato, creando un telefono nonni e disabili, per fornire assistenza o anche solo per parlare.

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